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Sabato 20 e domenica 21 si è svolta ad Agira nei locali del circolo degli operai la mostra di fotografia e pittura organizzata dall'Associazione Libera l'Arte di Agira. Al termine della manifestazione si sono esibiti Daniele Piazza e Mario Valenti in un concerto per flauto e pianoforte. La manifestazione è stata finanziata interamente con fondi privati dai seguenti sponsor: Glorioso (Preparati a base di carne) Rubulotta & Costa (Materiale edile e Ceramiche) Planet (Bar, Pasticceria, Tavola Calda e servizio Banchetti) Calcerano Mobili Pagano (Gioielleria, Orologeria, Liste Nozze) Rubulotta (Corredi e Intimo) Manno Angelo (segnaletica stradale) Determinante il contributo del circolo degli operai di Agira che ha concesso gratuitamente i locali e ha contribuito per la riuscita della manifestazione. Un ringraziamento particolare va a Salvatore Rocca; agli artisti che hanno esposto le loro opere: Dario Ensabella, Mariella Bellarosa e Renato Pettinato; ai musicisti che si sono esibiti: Daniele Piazza e Mario Valenti e a coloro che hanno esposto le loro foto. Di seguito pubblichiamo di seguito l'intervento di apertura di Salvatore Rocca. È con grande gioia che ho accettato l’invito rivoltomi dai giovani amici di LIBERA L’ARTE a presentare questa mostra, intitolata AGIRALUCI E OMBRE, con la quale per la prima volta si presentano al pubblico agirino. E li voglio ringraziare per il grande onore che mi hanno fatto chiedendomi, per così dire, di tenere a battesimo la loro neonata associazione. In questi anni del recente passato si è verificato ad Agira un grande risveglio, un risveglio che si è concretizzato in una serie di attività e di iniziative, moltissime delle quali di grande livello culturale. È un cammino lungo, anche se impervio, accidentato e spesso misconosciuto, iniziato una ventina di anni fa, il 7 dicembre 1984. Quel giorno, per la prima volta, Agira ospitò un convegno internazionale. Organizzato dall’amministrazione comunale dell’epoca e dall’università di Catania, Agira realizzò un convegno sul proprio figlio più noto e illustre, DIODORO SICULO. Da allora ne sono stati fatti altri: quello di enorme valore storiografico su SAN FILIPPO D’AGIRA, realizzato nel 1999 in occasione del 400° anniversario del ritrovamento delle sue reliquie; quello intitolato LA CITTÀ DI SAN FILIPPO D’ARGIRÒ IN ETÀ MODERNA, Agira tra il XVI e il XVIII secolo, realizzato dall’IMES in collaborazione con l’università di Catania, e, infine, il SEMINARIO INTERNAZIONALE SUL GIUDAISMO DI SICILIA, realizzato nel 2002, che ha per la prima volta acceso i riflettori della comunità internazionale sul prezioso Aron in pietra della sinagoga di Agira. In questi anni recenti è stata anche creata la riserva naturale del Piano della Corte ed è stato aperto il museo-laboratorio di Scienze naturali. Sono nate e continuano a nascere associazioni culturali, alcune addirittura fuori di Agira, come la FAMIGLIA AGIRINA di Milano e l’ASSOCIAZIONE DIODORO SICULO degli Agirini di Catania, con lo scopo di concorrere alla rinascita del nostro paese. E potrei citare anche le numerose e belle pubblicazioni, tra le quali meritano un posto di rilievo il testo ormai classico scritto dal professore Rosario Patanè e le due belle pubblicazioni su Agira edite da Kalòs. Si nota insomma un fermento nuovo e, quel che fa più piacere, è vedere tanti giovani farsi promotori di iniziative e di progetti tesi alla riscoperta del territorio e dei luoghi dove la nostra storia si è sviluppata. Tutto questo ci dice che quando un popolo veramente vuole intraprendere la via del rinnovamento non può non partire dal proprio passato. Sono due cose che vanno di pari passo: riappropriarsi della propria storia è sintomo inequivocabile del desiderio di voler progettare un futuro fondato su radici solide. Certo non mi faccio illusioni: so benissimo che molte di queste iniziative purtroppo non sempre riescono a coinvolgere il grande pubblico, spesso rimangono fenomeni isolati, per pochi addetti ai lavori o pochi volenterosi. Però è anche giusto riconoscere che senza di esse, e senza alcune importanti manifestazioni turistiche, prima fra tutte, per la grande risonanza di cui gode e per l’effetto di traino che ha su tutte le altre, quella del presepe vivente, non ci sarebbe oggi quel grande interesse che il nostro paese suscita in tanti forestieri. Vero è che non possiamo parlare ancora di flussi turistici costanti, ma siamo sicuramente sulla strada giusta. Bisogna crederci. In questo favorevole contesto culturale si inseriscono le attività dell’associazione LIBERA L’ARTE. Questi giovani agirini, a cui va tutto il mio personale compiacimento e il mio plauso, si sono assunti un compito davvero arduo e oneroso, quello della riscoperta, del recupero, della tutela e della valorizzazione delle ricchezze artistiche di Agira. Agira, lo sappiamo tutti, è uno scrigno enorme: nasconde, in moltissimi casi ancora inesplorate, le testimonianze di almeno tremila anni di storia. Loro faranno come i talent scout: andranno a cercarle anche quando giacciono neglette, coperte dall’incuria e dalla dimenticanza e le faranno rivivere, le libereranno, appunto. Il campo della loro attività si può sintetizzare in tre parole: il presente, la memoria, il sogno. Attraverso le immagini, infatti, una materia nella quale sono maestri, ci mostreranno le opere d’arte contro le quali maggiormente nel presente si accanisce la furia iconoclasta dell’incuria e dell’oblio. Useranno il loro linguaggio come strumento di accusa quando sarà necessario per suscitare l’indignazione verso il degrado e l’abbandono. Scaveranno poi nella memoria per capire come esse erano, per suggerirci, infine, sulle ali del sogno e dell’immaginazione, la strada di un recupero possibile. Perché tra loro, oltre che degli eccellenti fotografi, ci sono anche dei pittori di grande talento e di sicura tecnica. E non è forse la rappresentazione del sogno una manifestazione dell’arte? Agira com’è, Agira com’era, Agira come dovrebbe o come vorremmo che fosse. Una bella scommessa, no? Un saggio ce lo danno già in questa loro prima mostra, a cui sono certo ne seguiranno tantissime altre, perché noi vogliamo essere costantemente tenuti al corrente delle loro attività, delle loro scoperte e dei loro progressi. E se avranno bisogno del nostro aiuto per superare qualche ostacolo, sappiano sin d’ora che noi siamo dalla loro parte. Mi piace immaginare di essere alla vigilia di un nuovo rinascimento per Agira. Quando vedo l’impegno che questi ragazzi mettono nel loro lavoro e quando ammiro le loro opere, mi sento certo che ci stiamo finalmente buttando alle spalle la cappa stagnante dell’indifferenza, dell’incuria e, lasciatemelo dire, della nostra ignavia secolare. Forza, ragazzi, e auguri. E grazie di cuore per quello che farete per il nostro paese.
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