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TRADIZIONI IL PRESEPE VIVENTE DI AGIRA

COME QUELLA NOTTE

È stato definito "il più originale d’Italia". E lo è davvero: pastori che hanno studiato la zampogna, la filatrice che fila, la lavandaia che lava, il falegname che pialla. Un centinaio di figuranti, ma protagonisti sono anche gli spettatori.

Tutto come quella notte, la notte di Natale, quando Maria e Giuseppe vagavano intorno a Betlemme cercando un alloggio, passavano al controllo dei soldati romani per il censimento indetto da Cesare Augusto, senza trovare nemmeno una porta aperta e finendo in una grotta, dove nasceva il Bambino Gesù, nella mangiatoia.


È tutto come allora, ad Agira, sempre uguale, per iniziativa dell’associazione "Amici del Presepio" che, negli ultimi vent’anni, ha organizzato nel piccolo paese in provincia di Enna un presepe vivente perfetto nei particolari e realistico nell’emozione. Controllato fino all’ultimo dettaglio con passione, devozione e teatralità. I pastori lavorano sul serio il latte, che diventa ricotta e formaggio, la filatrice fila e il falegname pialla e misura. La lavandaia lava con la schiuma, il pastaio e il fabbro, il figulinaio e il mugnaio, l’arrotino, l’incisore, le locandiere che dicono no a Maria e a Giuseppe, che si affaccia sulla porta con un lume a petrolio. Il vasaio manipola l’argilla, i due giovani zampognari suonano davvero, perché sono andati a scuola di zampogna a Isernia. Tutti nelle loro capanne a grandezza reale, con porte e arredi, capanne costruite lungo il percorso che sale verso il castello.

Alle 20 si spengono le luci e Maria e Giuseppe iniziano

la ricerca dell’alloggio. Fanno tappa nella postazione romana, dove i centurioni vestono abiti firmati Zeffirelli, provenienti dai magazzini di Cinecittà. Le torri del castello medievale sono disegnate nel cielo, si accendono piccoli fuochi e lumi davanti alle case. C’è l’angelo dell’annuncio ai pastori, ora Maria e Giuseppe sono già nella grotta, ed ecco che a mezzanotte in punto, dentro un raggio di luce appare il Bambino. «Unico essere non vivente del presepe vivente», spiega Nicola Gagliardi, vicepresidente degli "Amici del Presepio": un’associazione di una sessantina di componenti, che la notte di Natale riesce a movimentare un centinaio di figuranti in costume.
Il razzo sparato sulla grotta è la stella cometa e inizia l’adorazione dei pastori che arrivano con gli animali, le galline fra le braccia, le pecorelle, danze di angeli, musiche, coreografie.
E poi arrivano anche i Re Magi, che fino a quel momento sono rimasti in disparte, in una tenda regale. Mentre la notte di Natale va a concludersi fra la folla di visitatori che si muove sulla collina con i lumini accesi, in una Betlemme vivente migliaia di protagonisti indistinti sono personaggi e persone, visitatori e figuranti.
Lo spiega il sindaco Gaetano Giunta: Agira è il presepe vivente ma non solo, «è la terra dove è nato lo storico Diodoro Siculo, lo scrittore di lingua greca che per primo ha tentato l’avventura di scrivere una storia universale, in 40 volumi. Ed è una terra ricca di artigianato, ma soprattutto di monumenti e panorami: dal castello dove si svolge il presepe, in cima al Monte Teja, il giro d’orizzonte abbraccia le nevi dell’Etna, fino ai laghi Pozzillo e Sciaguana, i monti Nebrodi e le Madonie».
Paese agricolo decimato dall’emigrazione, ha nel presepe vivente la più grande delle sue attrattive turistico-religiose. «Abbiamo cominciato senza pretese», ricorda il vicepresidente degli "Amici". «Anche qui, vent’anni fa, l’albero e Babbo Natale avevano soppiantato il presepe, in chiesa la notte di Natale c’era soltanto qualche fedele, tutti gli altri a giocare nelle feste. Ci siamo detti: "Se organizziamo un presepe vivente, chi verrà?". E invece, in quella notte di Natale del 1989 fu un’autentica invasione. Poi, l’iniziativa si è consolidata, sono arrivati i contributi del Comune, lo statuto, l’associazione».
Sono quattro le parrocchie di Agira impegnate nel presepe, Santa Margherita, San Salvatore, Santa Maria Maggiore, Sant’Antonio Abate, e il presidente dell’associazione è il parroco emerito monsignor Filippo Nasca. I lavori per l’organizzazione del Natale iniziano a ottobre, quando dai magazzini si tirano fuori le parti da montare, capanne, torce, costumi. Ma si guarda anche lontano: «Abbiamo mandato due nostri ragazzi in Molise, per imparare a suonare le zampogne, loro hanno anche acquistato gli strumenti e oggi suonano nel presepe, ma vengono chiamati per altre manifestazioni siciliane».
La grande novità del 2008 saranno il Diluvio universale e l’arca di Noè, con effetti scenici di temporali, nubifragi e una grande imbarcazione, nella quale, fra lampi e tuoni, entreranno Noè, la sua famiglia, gli animali. Tutto compreso, come sempre, nel tempo che va dalle 20 all’una di notte: cinque ore intense, «che non si possono replicare. Qualcuno l’ha anche sollecitato, ma abbiamo sempre rifiutato: l’evento è esclusivo e riguarda solo la notte del 24. È pensabile», si chiede Nicola Gagliardi, «che, per esempio, un Venerdì santo venga rappresentato il lunedì di Pasqua? Il nostro presepe vive solo in quelle cinque sei ore dell’anno». Definito "il più originale d’Italia", nel 2003, il presepe di Agira è stato premiato quale "miglior presepe vivente per la Sicilia orientale".

Delia Parrinello e Rosanna Precchia
Da Famiglia Cristiana n. 50/2008

Pubblicato in Presepe Vivente

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